lunedì 19 settembre 2011

Il primo incontro.

Il titolo del post, si riferisce a due episodi accaduti in questi giorni.

1.
Il primo incontro con le maestre della scuola dell'infanzia ( è questo il nome esatto?).
Ero certa di sbagliarmi, ma da brava mamma, fingevo che sarebbe andato tutto bene.
Eh si, le mie sono abituate, sono state al nido, hanno già subito la fase distaccodamammà, sono certa che non piangeranno, questo mi dicevo.
Sticazzi!!!
In effetti, si va all'asilo tranquillamente col sorriso stampato in faccia, si entra, si salutano le maestre e dopo il bacio bavoso io cerco di uscire, noncurante della Polpina che si attacca alla mia maglia, e mi segue ovunque. La Polpona cerca inutilmente di distrarsi, inizia a giocare, ma poi vedendomi ancora lì, impossibilitata ad andar via, corre da me e si attacca dall'altra parte della maglia.
Le maestre (poverine) non sanno che pesci prendere. Su 26 bambini (non più 24, se ne sono aggiunti 2 dell'altra sezione), ne piangono almeno 15. Un delirio. Qualcosa di inspiegabile.
Non parliamo delle mamme, per carità. Rimangono lì per tutto il tempo, non rendendosi conto che la loro presenza non migliora la situazione.
Io sono per il "bacio (col sorriso), lascia e fuggi", anche perchè so che le mie Polpette piangono solo per cinque minuti, condizionate dal pianto degli altri bambini e dalle coccole (inutili) delle altre mamme.
Tutto sommato non va proprio male, io sono serena, perchè quando vado a riprenderle, le trovo felici ed entusiaste, con tanta voglia di raccontarmi che hanno fatto il trenino, che hanno ballato e mangiato i crackers.
Certo sarei più contenta se loro mi salutassero sorridenti, se mi dicessero "ciao mammina, vai al lavoro e dopo vienici a prendere, noi siamo felici quì", ma tantè! (in realtà la Polpona il primo giono me l'ha detto, ma solo il primo giorno).

2.
Non ne ho mai parlato, ma in realtà lo avevo accennato qui.
Con lei non sono riuscita a chiarire, se n'è andata troppo presto, troppo giovane, la mia Amica.
E mi è rimasto il rimpianto. Mi dicevo spesso -ho sbagliato con lei, non posso sbagliare con lui, devo fermarlo, parlarci, chiarire-
Puntualmente lo incontravo per strada, lo evitavo, un timido saluto e cambiavo strada. Mi odiavo per questo. Parlavo spesso con me stessa (da ricovero, lo so), chiedendomi il perchè. Non riuscivo a darmi una risposta, mi dicevo semplicemente che mi vergognavo (di che poi?).
Non era orgoglio, è una caratteristica che non mi appartiene, forse era paura del rifiuto.
Se Andrea avesse avuto un account su fb, forse sarebbe stato più facile, ma non ce l'ha.
Se io avessi avuto il suo numero di cellulare, gli avrei mandato un sms, giusto per rompere il ghiaccio.
Intanto, stamattina dopo aver parcheggiato vicino al cancello dell'asilo, mentre aiutavo le Polpette a scendere dall'auto, lo intravedo, lui mi guarda e io che faccio? Rimetto la testa in auto per prendere gli zainetti. Lui mi viene incontro, mi chiama. Imbarazzo totale!
Io gli vado incontro e gli do due baci con un sorriso da ebete. Succede che quando sono particolarmente imbarazzata, inizio a parlare (spesso di cose insensate), come se volessi far capire al mi interlocutore che sono tranquilla e serena. E' successa la stessa cosa stamattina.
Lui mi interrompe e mi fa: "Sai, volevo parlarti. L'altra sera, ti ho vista alla Messa di lutto di Rosalba, mi ha fatto davvero piacere, non pensavo di trovarti lì".
Io, con la voce tremante gli ho risposto che avrei voluto fermalo, per scambiare due chiacchiere, ma che la mia timidezza mi ha sempre bloccata. Gli ho detto che la sogno spesso e lui mi ha risposto che è tutto apposto, che è tutto chiarito, che lei è nel mio cuore ed io nel suo. Dopo pochi minuti ci siamo salutati con la promessa di rivederci per prendere un caffè insieme.

Sono felice, anche se credo che avrei potuto dirgli tante cose, il tempo era poco, l'imbarazzo e la commozione tanta.
Rosalba non c'è più (almeno fisicamente), ma a me rimane Andrea, suo marito, il mio ex migliore amico, il ragazzo a cui raccontavo i miei segreti, l'uomo che oggi a soli 35 anni è vedovo con tre figli piccoli. Ed io non me lo voglio far scappare, perchè quel ragazzo timido e introverso di 10 anni fa, oggi è un uomo maturo, che ha tanto bisogno d'affetto, perchè Rosalba non torna più, ma noi due, possiamo farla vivere attraverso i nostri ricordi.

mercoledì 14 settembre 2011

Parliamo dei tre anni


Forse sono l'unica mamma della blogosfera a non aver parlato di inserimento/primo giorno di nido-asilo-scuola.
Il fatto è che da noi si comincia domani (che poi me lo devono spiegare, di giovedì, che cazzo di giorno è? muà!).
Non so come andrà, io sono ottimista, sono convinta che non ci saranno scene strappalacrime, dato che abbiamo già dato a sufficienza l'anno scorso.
Loro, soprattutto la Polpona, non vedono l'oradi andare all' asilo dei grandi' e ogni mattina la domanda è la stessa "mamma oggi si va all'asilo dei glandi?", "no amore, si va giovedì, oggi è martedì, domani mercoledì e poi giovedì si va"; " e no mamma io voglio andare di martedì, andiamo ora".
Sono tranquilla io, però non vi nascondo che sono tanto emozionata.
E già so che domani mattina, farò la prima foto col grembiulino bianco e sentirò il cuore gonfio di felicità e i miei occhi brilleranno.
Perchè loro non sono più piccole piccole, e domani faranno il loro "debutto in società". Mi piace un sacco chiamarlo così, perchè il nido è un'altra cosa, è un ambiente ovattato, tre maestre e non più di 12 bambini.
La scuola materna e tutt un'altra cosa. Due maestre, con una sola ora di compresenza, 24 bambini in tutto (e quest anno ci è andata bene, visto che l'anno scorso c'erano classi di 30 bambini). Alla materna si cresce davvero, perchè non hai il pannolino, mangi di tutto, parli a più non posso e ti sai pure difendere.
E interagisci, con i coetanei, con le maestre, con le mamme dei tuoi amichetti.
Perchè tre anni è un'età fantastica. Si balla, si canta, si inventa, si racconta ciò che accade, non trascurando i dettagli. E' la prima vera fase di distacco dal nucleo familiare.
Si è più indipendenti e io ho il magone, perchè loro crescono e.....io invecchio (ahimè).
Abbiamo messo via pure i seggioloni, perchè si mangia a tavola con mamma è papà.
E aspetto con ansia domani, registrando nella mia mente i ricordi più belli, che rimarranno per sempre stampati nel mio cuore.

giovedì 8 settembre 2011

Un anno fa

A distanza di un anno fa ancora male.
A distanza di un anno piango gocce di memoria.
Sei lontana, eppure ti sento così vicina, forse perchè vengo a trovatri spesso.
Lì non ho paura, piango tutte le lacrime che ho, ti accarezzo, ti bacio, ti parlo.
Penso a te, a noi, ai tuoi figli che non hanno più la mamma, ad Andrea che non ha più la moglie.
E penso a me, alla mia fottuta paura di fare le cose, di essere giudicata.
E a te, alla tua sicurezza, alla voglia che avevi di vivere, alla tua forza, alla tua sfacciataggine.
E vorrei essere come te, così come c'è scritto sulla tua lapide ' a mia moglie, mamma e donna esmplare', perchè è vero, avevi dei difetti, ma la tua sincerità, il tuo modo di dire e fare ciò che volevi, è esemplare.
E mi manchi amica mia.
Ti sogno spesso e talvolta ho l'impressione di incontrarti per strada.
Sento un tuffo al cuore, perchè temo di doverti evitare come succedeva quando eri in vita.
Vorrei tanto tornare indietro, chiarire, abbracciarti, riuscire ad entrare nel tuo mondo.
Oggi è troppo tardi, ma la mia testa di cazzo, ancora non riesce a fermare Andrea, parlargli, abbracciarlo. E' la stessa fottuta paura di una volta, quella dell'università. Quel timore che mi prendeva agli esami, quando ti supplicavo di accompagnarmi.
A distanza di tanti anni, ancora mi prende e mi blocca.
Insegnami tu, cara Rosalba a superarla....fa che io recuperi il rapporto con Andrea, per riuscire ad essere vicina a te, a lui, ai tuoi figli.
Io intanto piango, piango gocce di memoria,
lacrime nuove che rigano il mio viso,
siamo anime in una storia INCANCELLABILE,
le parole sono stanche, ma so che tu mi ascolterai.

Auguri ai tuoi gemellini che, ahimè, oggi compiono un anno.....che tristezza.

questa canzone è per te